E’ stata approvata in consiglio regionale la legge proposta dal Pd che autorizza gli abbattimenti straordinari degli ungulati (cinghiali, daini, caprioli) che nei boschi della Toscana avrebbero ormai superato la cifra di 200mila esemplari. Un provvedimento contestatissimo dalle associazioni animaliste e dagli ambientalisti che è passato col voto di Pd, Forza Italia e Fdi. Contrari M5S e Sì Toscana a Sinistra, mentre la Lega nord si è astenuta.
I numeri di cui si parla sono di circa 150-170 mila animali da abbattere in tre anni, di cui solo 20mila sono caprioli. Quindi è il cinghiale il vero bersaglio da colpire. I piani saranno autorizzati dall’Ispra e la legge resta in vigore per tre anni. Attualmente i cacciatori uccidono 80mila esemplari l’anno.
«Provare a ricomporre un equilibrio naturale è nostro dovere e dobbiamo farlo con gli strumenti che solo una nuova normativa ci può offrire. Oggi il 70% del territorio della Toscana è disciplinato come “vocato” agli ungulati, ma la loro densità non è più sostenibile. Nell’altro 30% semplicemente non devono starci, perché parliamo di terreni coltivati. Ecco dove pende la bilancia di questa legge: dalla parte degli agricoltori».
Lo ha detto Leonardo Marras, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, dichiarando il voto favorevole dei consiglieri democratici alla legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana, approvata oggi in Aula.
«La caccia – ha ricordato Marras – non è uno sport, ma una funzione pubblica. L’attività venatoria è una concessione dello Stato finalizzata alla conservazione dell’equilibrio della natura. Nell’ambito di questa attività, il prelievo venatorio è uno strumento utile».
Perchè sì, il parere del biologo: “Troppo costose le altre soluzioni”
Il lavoro svolto in commissione ha portato alla previsione di un “tagliando” annuale per valutare esiti ed effetti di un testo che consente di proporzionare la presenza degli ungulati alle diverse caratteristiche del territorio regionale per garantire sia la conservazione delle specie autoctone nelle aree ad esse riservate, sia la conservazione delle attività antropiche e dei valori ambientali tipici del paesaggio rurale regionale, nelle altre aree. Sono infatti individuate aree vocate e non vocate, si realizzano forme di gestione venatoria e di controllo e si creano percorsi di filiera per valorizzare il consumo in sicurezza delle carni di ungulati.
Perchè no, il parere dell’animalista: “Lotteremo ancora”
Nel testo si prevede, entro novanta giorni dall’entrata in vigore, l’approvazione da parte della giunta toscana di uno stralcio al piano faunistico venatorio per la revisione degli attuali confini delle aree non vocate per ciascuna specie. Aree nelle quali sono comprese le zone di ripopolamento e cattura, le aree coltivate soggette a danni documentati o potenzialmente danneggiabili, terreni potenzialmente coltivabili da rimettere a coltura, le frazioni boscate e cespugliate tra loro intercluse. Il prelievo selettivo sarà autorizzato per i soggetti individuati in legge mentre la densità venatoria ottimale sarà stabilita nei piani di gestione annuali degli Atc (ambiti territoriali di caccia) approvati dalla giunta.
Per garantire l’efficacia degli interventi di gestione straordinaria, sono previsti piani di selezione, accompagnati da appositi calendari venatori, nei quali indicare le necessarie metodologie di prelievo. Per assicurare, invece, la gestione straordinaria degli ungulati in modo unitario su tutto il territorio regionale, il passaggio di competenze dalle Province alla Regione in materia di controllo faunistico viene anticipato.
Fonte: Repubblica.it