Di seguito la lettera inviata dal nostro tecnico faunistico, Dott. Federico Morimando, a ISPRA a riguardo del piano di prelievo del capriolo in provincia di Siena.
Caro Piero,
perdonami se ti scrivo, ma trovandomi perplesso e confuso rispetto al vostro parere sui Piani del Capriolo di Siena (che ti allego per comodità), non so cosa rispondere alle continue telefonate dei Presidenti di Distretto che si sono visti o ridurre considerevolmente il Piano o viceversa aumentarlo, senza apparenti motivi tecnici. In alcuni casi il numero di caprioli assegnato è addirittura inferiore ai cacciatori praticanti, con le immaginabili difficoltà di assegnazione dei capi, pur in un fenomeno di incremento delle popolazioni documentato dai censimenti svolti.
In particolare non capisco sinceramente perché bisogna ridurre i piani nei Distretti che presentano performance di abbattimento basse, in presenza di censimenti svolti che attestano invece popolazioni di capriolo floride e in aumento: in quali documenti tecnici o Linee Guida ISPRA è scritto che bisogna considerare la % di realizzazione dei piani quale elemento prevalente etero direttivo nella definizione del piano, rispetto al censito o allo stimato biologico?
Nel merito dei Distretti, le difficoltà nella realizzazione dei piani sono ampiamente spiegabili nell’elevata copertura boschiva dei Distretti (superiore all’80%) e nel calendario di prelievo biologico il cui effetto combinato riduce sensibilmente la % di realizzazione della caccia di selezione nelle zone in cui “naturalmente” questo tipo di caccia si esercita con più difficoltà. Tutto qui. Non ci sono fenomeni di disimpegno o disinteresse da parte dei cacciatori.
E per questo dobbiamo assegnare meno caprioli rispetto al censito o stimato? Con quale ratio o con quale obiettivo? Perdonami perché tecnicamente non lo comprendo.
Per quale motivo si generano o si suggeriscono Piani del 4, 5, 7, 9% etc.. delle consistenze stimate con densità verificate nei censimenti tali da sostenere in maniera conservativa prelievi del 20-25-30-35 %?
In quali documenti tecnici o Linee guida ISPRA sono indicate tali % di prelievi come idonee, a fronte di censimenti svolti e densità che supportano prelievi entro il range dell’IUA, nella gestione delle popolazioni di capriolo?
Si può discutere e argomentare su % di prelievo uniformi al 25 % nei vari distretti (come quella da me proposta), fermo restando che tale % di prelievo, con consistenze molto elevate come quelle di Siena, è ampiamente conservativa e in linea al range dell’IUA del Capriolo, mentre il 4% il 7% non hanno senso: se le densità sono sotto una certa soglia non si consente il prelievo, ma non è questo il caso, tutt’altro… Come vedi sono perplesso…
In ultimo, consentimi una difesa d’Ufficio della nostra categoria: un minimo di credito ai tecnici che vivono sul posto bisogna concederlo, perché se non altro conosciamo bene la realtà ambientale e sociale dei Distretti, la demografia storica del Capriolo nelle nostre aree, le dinamiche della presenza del lupo, della pastorizia, gli avvicendamenti colturali e l’evoluzione del territorio. Come è ovvio e naturale che sia: ci viviamo e lavoriamo tutti i giorni.
Continuando in questo modo io temo che noi tutti perdiamo solo di credibilità nell’opinione dei cacciatori che, nel bene e nel male, rappresentano oggi l’unica risorsa per poter svolgere monitoraggi di fauna selvatica nel territorio a caccia programmata, in maniera certamente perfettibile ma estensiva e, soprattutto, non onerosa.
Ti ringrazio in anticipo per il tempo che ti ho fatto perdere ma penso che alcuni chiarimenti tra noi siano necessari per continuare a lavorare al meglio e per poter usufruire al meglio del Vostro prezioso servizio Istituzionale.
Con amicizia, stima e simpatia
Federico Morimando